Storydoing: le storie, quelle belle

Krysia Paszko è una ragazzina polacca di 17 anni, tutta scuola, gruppo scout e amici. Studentessa a Varsavia, da grande vuole difendere i diritti umani nelle aule di tribunale. L’anno scorso, durante il primo lockdown, ha creato un negozio online di cosmetici naturali «Rumianki i bratki», camomille e viole del pensiero.

Sulla home page del sito, fondo rosa e fiori bianchi, si legge: «Siamo una nuova azienda che si occupa di creazione e vendita di cosmetici naturali. Nei nostri prodotti usiamo e ricette e ingredienti semplici. Compra qui online».

In realtà Krysia Paszko non vende niente, il negozio è finto, la crema per il viso ai fiori di campo non esiste.

«Rumianki i bratki» è una porta invisibile nelle case delle donne vittime di violenza domestica, chiuse in casa con i propri molestatori, senza possibilità di comunicare liberamente all’esterno, e quindi di chiedere aiuto.

«Stavo guardando un servizio alla tv sull’aumento della violenza coniugale durante la pandemia – racconta Krysia, recentemente insignita del Premio Cese per la solidarietà civile -, poi ho sentito parlare di un’iniziativa francese in cui le persone vanno in farmacia e chiedono una mascherina speciale che faccia sapere al farmacista di essere vittima di violenza domestica». Da qui l’idea di nascondere le richieste di aiuto facendo acquisti di cosmetici. Quando una donna scrive un messaggio alla pagina Facebook di Rumianki i bratki, che ha oltre 24 mila follower, e chiede informazioni – per esempio se una tal crema va bene per le pelli sensibili – parte il monitoraggio (da parte di volontari e della Ong Centro per i diritti delle donne). Verranno fatte domande in codice per capire se sono coinvolti bambini, se si tratta di violenze fisiche o psicologiche, se ci sono problemi di alcol («Le crea allergie?»). Se una donna effettua un ordine fornendo l’indirizzo di consegna, significa che è in pericolo, e le manderanno una volante della polizia. Per proteggere le donne i cui partner monitorano le loro comunicazioni, Paszko ha sviluppato un sistema di domande in codice per determinare il tipo di assistenza necessaria. Per esempio una domanda su eventuali allergie vuol dire che ci trova in una situazione di rischio potenziale. Fino ad ora sono state soccorse 350 donne (5.000 i contatti diretti). In Polonia, afferma il Centro per i diritti delle donne, ci sono circa 70.000 casi di violenza domestica ogni anno e solo 13-14.000 sono trattati come crimini. Durante il lockdown le richieste di aiuto sono aumentate del 50%, «mentre il nostro governo ha deciso di uscire dalla Convenzione di Istanbul…».

Il  finto negozio di cosmetici aiuta le donne vittime di abusi,

Una idea geniale, bella ed originale , una storia di coraggio, con un cifra creativa molto rilevante, ed il commercio qui diventa altro, diventa “alto”, al servizio della comunità.

Chapeau Krysia!

Stefano De Robertis

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