I luoghi… del vaccino: Grazie Centri Commerciali

Dici centro commerciale ed i soliti denigratori rispolverano il non-luogo di Augè.

Bollati come i non-luoghi del mero consumo, per anni abbiamo combattuto questa critica e sorpassata visione, dimostrando invece che le nostre strutture si sono evolute in luoghi di incontro, socializzazione ed aggregazione.

La asettica definizione scientifica ed antropologica del non-luogo, attribuita allo shopping centre, dal punto di vista della vita quotidiana risulta poi del tutto sorpassata e fallace. Perché il centro commerciale mai come adesso è “Luogo”  con la L maiuscola, luogo di relazioni e luogo di vita, intesa nel senso più allargato del termine.

E durante la pandemia lo abbiamo dimostrato.

L’enorme sforzo per organizzare oltre 23 poli vaccinali in tutto il territorio nazionale merita un grazie all’industria dei centri commerciali e dei factory outlet, senza contare le centinaia postazioni tamponi allestite.

Dosi di vaccino e dosi di coraggio: hub vaccinali costruiti a tempi di record, parcheggi trasformati in maxi tensostrutture, investimenti onerosi sostenuti, nonostante il periodo pandemico aveva minato l’equilibrio dei costi e dei ricavi dei conti economici.

Da nord a sud, isole comprese ci siamo prodigati insieme alle amministrazioni locali ed agli enti sanitari, per raggiungere obiettivi da record in termini di migliaia somministrazioni giornaliere di vaccini.

Non abbiamo fatto mancare il nostro solito prezioso apporto andando oltre, regalando  momenti di svago ai bambini per gli hub pediatrici, offrendo buoni ristoro ai pazienti nelle lunghe file di attesa, trasformando le campagne di comunicazione dei centri, in campagne di vaccinazione!

Con la fine dell’ondata pandemica,sommessamente, abbiamo smantellato i poli vaccinali, sperando di non dover più ritornare a situazioni emergenziali di qualche mese fa.

La funzione sociale dei luoghi è cambiata perché è cambiata la natura delle persone che li utilizzano, ogni giorno per scopi diversi. I Centri Commerciali si ripropongono come punti di riferimento ed aiuto per le comunità ove sono inseriti, ascoltano il territorio e offrono  soluzioni concrete per creare luoghi di vita inclusivi che incontrano le esigenze dei cittadini.

Un nuovo approccio di “corporate citizenship”, dove allo shopping centre si richiede di comportarsi proprio come un cittadino ed agire per il bene della collettività, per generare valore, coniugando le tradizionali istanze di profitto che devono saper incontrare impegni civici e sociali, non solo quelli dettati dal mercato.

Stefano De Robertis

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